- Esso rappresenta Il diritto ad una adeguata tutela dai timori economici dovuti ad anzianità, malattia, incidenti e disoccupazione.
Per questo motivo è importante che tutti noi ci rendiamo conto, che è più che mai utile, oltre che necessario, passare ad una retribuzione pensionistica che non si basa sulla contribuzione, ma sugli anni di lavoro svolti.
Ho motivato questa scelta con un ragionamento molto semplice, a cui ognuno potrà sicuramente aggiungere le proprie osservazioni, ma, che, però nessuno potrà dirmi che ciò che propongo è immorale o ingiusto.
La scelta della retribuzione pensionistica in base ai contributi versati anche se può apparire la più razionale secondo una logica solo economica, nasconde in realtà tutta una serie di considerazioni che è nostro dovere rilevare.
1) – La contributiva parte dal fatto che uno percepirà la pensione in base ai contributi versati. E fino a qui sembra tutto normale, ma sarebbe così se tutti potessero usufruire delle pari opportunità e tutti, quindi, potessero avere la possibilità di versare qualcosa. E visto che siamo, ancora, purtroppo, lontani da questa condizione, <<oggi più che mai necessaria>>, dobbiamo inserire le necessarie correzioni per riequilibrare e portare nella giustizia le legittime necessità di ogni singolo individuo.
2) – Un contribuente che ha versato di più vuol dire che ha già avuto di più. Una persona con un lavoro più modesto che ha versato di meno vuol dire che ha già avuto di meno. Ora, la domanda che dobbiamo porci è:
si deve continuare, ancora, a prendere di meno ?
A mio modesto parere questo è uno schema di furbizia a cui devono sottrarsi le persone serie, a meno che non si voglia continuare ad avvallare concetti propinati all’umanità che recitano così :
- Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.
Queste espressioni, che io ritengo sbagliate, impostano una società in cui chi nasce in una condizione sfavorevole, diventerà sempre più povero fino a sparire completamente dalla circolazione.
Teniamo presente che ciò è contrario anche all’attuale testo costituzionale che recita così :
- Art 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Penso che oggi dobbiamo rispondere con chiarezza e precisione ai cattivi maestri, che hanno inquinato la cultura dell’umanità.
Allo stesso modo è altrettanto importante comprendere la necessità di spostare con decisione l’asse di questi concetti dalla situazione contributiva a quella lavorativa e incominciare a dare la pensione di base in relazione agli anni di lavoro svolti, perché il lavoro è lavoro per tutti, pur essendo consapevoli che esistono lavori più usuranti di altri.
Il tema del lavoro usurante, va sicuramente trattato altrettanto bene.
Sottolineo che, se uno, poi, vuole avere più denaro, è normale che una volta che si sceglie di lasciare propria vita lavorativa, nel pieno rispetto della proprietà privata, potrà liberamente godere dei suoi guadagni realizzati durante la sua vita.
Ricordiamo ciò che dice il nostro caro amico Giuseppe Mazzini:
- Non bisogna abolire la proprietà perché oggi è di pochi; bisogna aprire la via perché i molti possano acquistarla.
http://www.area-75.com/area75/principio%20di%20corrispondenza/corrispondenza%20m.html
Ma questa è storia ben diversa da quella che stiamo trattando e cioè della giusta remunerazione a cui hanno diritto le persone per la loro impossibilità a svolgere un lavoro per vecchiaia, malattia ecc. A tale proposito aggiungo ciò che dice Roosvelt nella sua seconda carta dei diritti, e ancora non recepito nelle costituzioni di questo pianeta.
( dalla seconda carta dei diritti ) 1943 - Franklin Delano Roosvelt
- Il diritto ad una adeguata tutela dai timori economici dovuti ad anzianità, malattia, incidenti e disoccupazione.
Da tutto ciò esposto si deduce la seguente metodica pensionistica:
La pensione va retribuita in base agli anni di lavoro svolti.
Se il reddito minimo garantito per ogni persona si fissa a 700 € al mese e
quindi la pensione sociale è di 700 € al mese,
dopo 20 anni di lavoro, un lavoratore, per il suo impegno profuso nella
costruzione e nel miglioramento della società, può percepire almeno 1.000 € al
mese.
dopo 25 anni un lavoratore deve percepire almeno 1.500€ al mese.
dopo 30 anni un lavoratore deve percepire almeno 2.000€ al mese.
dopo 35 anni un lavoratore deve percepire almeno 2.500€ al mese.
Si comprende così che la pensione diventa e rappresenta anche un'integrazione al reddito di cittadinanza, integrandolo con un compenso meritato per l'impegno di responsabilità praticato durante la propria vita per la costruzione e il miglioramento dell'intera società.
Stamati Domenico Basile